Non ti sembra un po’ presto per…? Perchè hai sempre fretta di…?
Perchè io lo so quanto sia breve la vita. Io lo so quanto sia disperatamente poco il tempo.
Perchè la vita non si ferma solo con la morte. Si ferma anche quando arriva qualcosa che ti impedisce di fare tutte le cose che prima potevi fare. Si ferma quando il dolore fisico è l’unica l’unica l’unica cosa che riesci a sentire. Si ferma quando l’impotenza blocca ogni movimento. E si ferma anche con la morte.
Anche se fingi che non sia finita, per sopravvivere. Ma non vivi, sopravvivi. Aggrappato ad un istinto e tentando di sollevarti, ricadendo di continuo sull’impotenza di. Ricadendo continuamente su tutti gli “avrei potuto…”.
E il profondo disprezzo che nutro per chi ha bisogno di anni per decidere se accendere o spegnere un interruttore per la luce di un corridoio è immenso quanto l’infinito che la mente umana non può pensare.
E a chiunque mi dica “questa è la vita, è una cosa naturale” io auguro che prima dei 30 anni sia vittima di un incidente senza propria colpa e perda l’uso delle gambe per potergli andare incontro con una pacca sulla spalla dicendogli “così è la vita, è una cosa naturale”. Con il profondo godimento di quel disprezzo che vorrei vomitare addosso con tutti gli acidi più corrosivi del pianeta. Un profondo godimento tale che vorrei infilarmi una mano nella fica ora.
Perchè tutti quelli che ti dicono “è naturale” lo fanno sentendosi inconsapevolmente, inconsapevolmente come tutti i coglioni dell’universo, immortali. E poi si stupiscono quando arrivano tumori fulminanti che, anche se non hai mai fumato, mai bevuto e la tua vita è stata irreprensibilmente sana, guarda caso han scelto proprio te e te la prendi in culo fino in fondo domandandoti un perchè che non ha risposta.
Sono tutti immortali con le vite degli altri.
Poi ci sono quelli che ti parlano di progettualità. Nel culo ve la ficco la vostra progettualità fatta di due stronzate da merda di cane.
Che siete capaci solo di fare due passi sotto casa e pensate di aver girato il mondo dell’anima e di essere stati pure sulla luna.
La progettualità fatta di centri commerciali e di un domani da gitarella fuori porta.
La progettualità è una cosa seria. Che non può prescindere mai dalla consapevolezza che può non esserci un domani e, nonostante la consapevolezza, è in grado di costruire cattedrali di vetro. Anche con la gitarella fuori porta.
La progettualità implica il necessario minimo pusillanime coraggio di dire due parole, di prendere una seppur vaga decisione di annullare e di inglobare. Annullare il chi e inglobare l’altrettanto. Non il gelatino della domenica.
Che il gelatino della domenica ha un sapore buonissimo dopo aver preso altre decisioni. E non è il solito pistacchio verde di coloranti che ti fai andar bene pur non di doverci pensare.
Vi vedo muovervi come marionette spinte dalla finta coscienza di essere. Andare su e giù pensando davvero di fare qualcosa. Marionette manovrate dalla paura alla quale non dover pensare attraverso meccanismi di spinta per inerzia. Per inerzia. Andare avanti per inerzia per poi lamentarsi della noia.
Vi spaccherei il culo con la vostra inerzia e ve lo riempirei della vostra noia. La noia quella piagnona, non quella consapevole della ricerca estetica. Che cazzo ti annoi porcoddio? Milioni di movimenti ci sono da fare a volerli davvero. Miliardi.
Muoviti finchè puoi. Porcoddio di nuovo. Muoviti!
Oppure si può rimanere immobili. Ma seriamente immobili. Per scelta, con decisione. Ferma e fermi. Immobili nella propria mente e trovare, ugualmente, miliardi di movimenti da fare. Miliardi. E’ così che sopravvivono quelli che non posso più fare, quelli che non possono più muoversi. E non si annoiano. No. Si spingono avanti nell’immobile.
Porcoddio, coglione.
Valanghe di sberle. Litri di acido.
A chiunque si infili in un vagone della metro zeppo e si lasci trasportare diventando un numero qualsiasi e senza il vero piacere del trasporto. Solo perchè non sa fare altro. Solo perchè non ha mai pensato di fare altro. Solo perchè il dover pensare di fare altro costa fatica. Solo perchè il dover pensare di fare altro fa paura. E allora è meglio incastrarsi tra altri numeri senza numero come carni da macello su un carro bestiame. E allora te la meriti la noia e ti meriti pure l’amara sorpresa del fulmine che ti spezza la vita. Coglione scioccamente immortale.
Non è presto. E’ sempre troppo tardi.
Non ho fretta. Ho consapevolezza.
Non vivo senza un domani. Vivo senza paura di vivere.
Vaffanculo.