Miss Scarlett nella sala da pranzo con il candeliere giocava a illuminare le tenebre con Mr. Green.
Questi, tuttavia, distratto dal pensiero di un vorticoso giro in sala da ballo, sfoderava sorrisi tanto abbaglianti da spegnere tutte le candele pazientemente accese, lasciando, in tal modo, Miss Scarlett con un moccolo consunto tra le mani e lo sguardo perplesso.
Nel mentre, Mrs. White nella sala da biliardo, con il pugnale, intratteneva Mr. Plum. Ella, torcendosi braccine e manine e facendo gli occhioni strabuzzati, insisteva nel convincerlo che un pugnale, in fondo, potesse essere adatto a mandar la biglia in buca. Tanto appariva delicata e piccola, Mrs. White, che Mr. Plum si decise a poggiar la spranga in un angolo, nonostante le avesse già sfregato la capocchia di abbondante gesso blu.
In biblioteca, invece, il Colonnello Mustard, si lisciava il mento domandandosi se il panciotto indossato fosse quello più adatto al luogo e all’orario. Con la corda tentava di accalappiare farfalle che si facevano beffe dei suoi modi pomposi e della sua stolida alterigia. Ciò nonostante, il medesimo, incapace di guardare oltre il suo naso, si faceva persuaso che lo sfarfallio veloce fosse un vivace cenno di affetto nei suoi confronti.
Mrs. Peacock se ne stava in veranda, con la rivoltella poggiata in grembo e, con le mani foderate di delicati guantini di pizzo nero, sfogliava, appena annoiata, un romanzetto rosa d’altri tempi. Ogni tanto sollevava lo sguardo verso un angolo imprecisato, domandandosi quale potesse essere il colore più adeguato alla nuova fodera del suo divano.
Miss Scarlett, colta da profondo sconforto, raccolse tutti i mozziconi di candela e con gli occhi domandò a Mr. Green di aiutarla a riattizzare una piccola fiamma. Mr. Green, per tutta risposta, le agitò in faccia una chiave inglese e, ormai ebbro di visioni di danze estasianti, scoppiò a ridere e corse fuori.
Mr. Plum, nel tentativo di conferire la giusta spinta e direzione alle biglie con il pugnale, continuava a ferirsi le mani e il suo sangue gocciava sempre più abbondante sul tappeto verde. Guardando con sospetto Mrs. White, la vide trasfigurarsi in volto: da bambina un po’ storta in bambola di pezza dal ghigno clownesco. Non fece in tempo a riafferrare la spranga, che quella corse via ridacchiando stridula.
Si incontrarono nel corridoio centrale.
Miss Scarlett e Mr. Plum, entrambi osservandosi silenti, occhi smarriti, volti pallidi. Una stilla di sangue caduta sul pavimento catturò lo sguardo di Miss Scarlett sul pugnale nella mano di Mr. Plum, che, a sua volta, non potè non notare il candelabro stretto tra i pugni della donna.
Si voltarono assieme quando risa convulse giunsero dalla sala da ballo e assieme, con determinazione, vi si diressero.
Spalancate le porte della sala, con orrore scorsero lo spettacolo palesatosi. Mr. Green, in totale balia di allucinazioni di grandi successi, teneva per una mano la bambola di pezza e la faceva volteggiare, ridendo sguaiatamente. Mrs. White, con il sorriso da clown, si inchinava beffarda dinanzi a un pubblico assente e gioiva di quella mano folle che la conduceva. Entrambi sorridevano alle pareti, ai lampadari, a quadri e tappeti e persino al camino, che, seppure muti e inanimati, facevano le veci di spettatori entusiasti. La visione nell’insieme appariva raccapricciante, ma, ancor più, tristemente patetica.
Un rapido cenno d’intesa e Miss Scarlett e Mr. Plum si avventarono all’unisono sui folli beoti. Miss Scarlett colpì più e più volte Mr. Green sulla zucca ormai inutile. Il candeliere suonava piccoli tonfi sordi e il sangue colava dalla fronte di Mr. Green lungo l’argento, le mani e le braccia di Miss Scarlett. Dal canto suo, Mr. Plum non fu da meno nell’affondare il pugnale nel corpo della pupattola, la quale emetteva, nel contempo, un piagnucolio lamentoso, lungo e assordante.
Il Colonnello Mustard udì strani rumori oltre l’uscio della biblioteca, ma decise di non darvi troppo peso: tutto ciò che non lo riguardava in prima persona non rivestiva per lui alcun interesse. E, d’altro canto, era troppo intento a correr dietro alle farfalle, certo dell’evidente apprezzamento nei suoi confronti. D’altronde, come avrebbe potuto essere altrimenti? Non era forse un uomo interessante, unico e raffinato nei modi? D’un tratto, tuttavia, l’insieme variopinto si radunò a mezz’aria sbattendo veloce le alucce e, nel medesimo istante, proprio dinanzi al viso del Colonnello, proruppe in una sonora e lunga pernacchia. Subito dopo, le farfalle, sghignazzando beffarde, e anche un po’ sguaiate a onor del vero, volarono via dalla finestra. Il Colonnello Mustard, incredulo e sgomento, colse d’un lampo la menzogna cui per tutta la vita s’era accompagnato e, guardando la corda che ancora teneva tra le mani, si dedicò, appena tremante, ad apprestare un cappio.
Miss Scarlett e Mr. Plum, terminata l’opera, ricoperti ormai di sangue in ogni dove, uscirono dalla sala da ballo onde effettuare un cauto sopralluogo della casa. Dinanzi alla porta della biblioteca, Mr. Plum, cavallerescamente, si fece innanzi e la aprì, guardingo e con lentezza: il corpo inanimato del Colonnello Mustard pendeva pesante, abbandonato e grottesco, dal lampadario centrale.
I due, dopo una rapida occhiata, fecero spallucce e proseguirono il giro di ricognizione.
Giunsero così alla veranda.
Mrs. Peacock, vedendo arrivare i due, grondanti sangue, affatto turbata, chiuse il romanzetto, curandosi di infilare il segnalibro d’argento decorato a intarsi celtici nella pagina giusta. Poi li osservò, incuriosita e silente.
Miss Scarlett e Mr. Plum, attoniti dinanzi a tanta deliziosa pacatezza e incerti sul comportamento da tenersi, restarono immobili mentre Mrs. Peacock afferrava la rivoltella dal grembo e, senza alzarsi dalla poltroncina in vimini, rivestita da cuscini verde-prato-inglese-appena-tagliato, la puntava dritta innanzi a sé, mirando al petto di Miss Scarlett.
Mr. Plum guardava, sconcertato, incapace e impaurito, alternativamente la rivoltella puntata e il volto di Miss Scarlett, la quale, invece, fissò gli occhi, fermi e inespressivi, in quelli di Mrs. Peacock.
Costei, con un accenno di sorriso e la mano ferma, spostò la mira dal petto di Miss Scarlett a quello di Mr. Plum. Fece fuoco e lo colpì con estrema precisione al cuore.
Il corpo s’accasciò in terra.
<Viola. Penso che il colore più adatto sia il viola.>
Mrs. Peacock infilò la rivoltella tra il cuscino verde-prato-inglese-appena-tagliato e il bracciolo della poltroncina. <Non so… ormai mi son fissata con il gridellino.>
<E gridellino sia, allora! Una tazza di tè, mia cara? La cucina, se non erro, dovrebbe essere in ordine.>
Mrs. Peacock si alzò dalla poltroncina. <Una tazza di tè non si rifiuta mai.>
<Ora dovremmo trovarne di nuovi.> La voce di Miss Scarlett si fece greve.
Attraversarono il corridoio imbrattato di sangue prima di entrare in cucina.
<E’ così seccante! Diventa sempre più difficile trovarne di nuovi.>
Mrs. Peacock si sedette al tavolo, mentre Miss Scarlett accendeva il fuoco sotto il bollitore. <Ne convengo mia cara. Senza contare, poi, che ormai si trovano solo pessimi giocatori.>
Mrs. Peacock agitò una manina guantata nell’aria. <Non ne parliamo! Pessimi e incapaci. Perdono subito la testa!>
Il fischio del bollitore sovrastò per qualche attimo la voce di Miss Scarlett, che, scuotendo la testa con deluso disappunto, versò l’acqua bollente nella teiera di porcellana bianca con decorazioni blu di scene di caccia. <Una banale lusinga da poco, una parolina asciutta ben assestata e in un istante non capiscono più niente. Dan di matto: isterie e scene di esaltazione prive di fondamento… che tedio, mia cara. Che tedio!>
Mrs. Peacock si scostò appena dal tavolo quando teiera e tazze furono servite. Distrattamente prese un cucchiaino d’argento tra le dita: il bagliore luccicante accompagnò la domanda. <Ma dove son finiti quei meravigliosi giocatori d’un tempo? Dove?>
<Temo li abbiam fatti fuori già tutti.>
<Già…. temo anch’io….> sospirò Mrs. Peacock. Poi, dopo aver lasciato cadere una zolletta di zucchero nella tazza e mentre roteava il cucchiano all’interno: <E comunque la prossima volta tocca a me fare Miss Scarlett.>
<Sì è il tuo turno. A proposito, hai lasciato il segnalibro nella pagina giusta? Non sei andata più avanti, vero?>
<Ma certo! E’ deciso: questo libro lo dobbiamo finire assieme.>